Ana Mendieta: linguaggio del corpo e della terra

12/27/2024 - Sonia Chabbi

«La mia arte si basa sul credo di un’energia universale che scorre attraverso tutte le cose […]. Le mie opere sono le vene d’irrigazione di questo fluido universale. Attraverso di loro la linfa ancestrale sale, le credenze originali, l’accumulo primordiale, i pensieri inconsci che animano il mondo. Non esiste un passato originale che si debba redimere

Nel suo enigmatico lavoro degli anni ‘70 e ’80, Ana Mendieta proponeva una connessione potenziante tra la terra e il corpo femminile come fonti di vita e simboli sacri di fertilità. Il suo corpo è al centro di molte opere effimere e basate sulla performance che ha chiamato “sculture del corpo della terra“, che ha attentamente documentato in video e fotografie.

L’interesse per la preistoria, i rituali e l’universalità dell’esperienza sacra hanno ispirato la sua ricerca sulla mitologia del popolo Taíno, i nativi preispanici di Cuba. Mendieta è stata costretta a emigrare da Cuba negli Stati Uniti da adolescente a causa dell’impegno politico dei suoi genitori, e la sua Rupestrian Sculpture  (1981) ha segnato il suo primo ritorno nel suo paese d’origine.

“Alla cuando se muere la tierra que nos cubre habla” (In Cuba when you die / the earth that covers you / Speaks)Ana Mendieta, 1981

Per creare queste potenti immagini, Mendieta ha scolpito robuste figure di divinità nella roccia calcarea delle pareti delle caverne, che ha fotografato con l’intenzione di creare fotoincisioni

 Ana Mendieta, Guanaroca (Esculturas Rupestres- First Woman 1981) – 1
Ana Mendieta, Guanaroca (Esculturas Rupestres- First Woman 1981) – 2

L’artista richiama questa storia mitica locale nominando ciascuna figura per una divinità: TaínanIyare (Madre), Maroya (Luna) e Guanaroca (La Prima Donna), tra gli altri – sebbene questi contorni voluttuosi ricordino anche la serie precedente di Mendieta Siloueta (Silhouette) 1973- 1980, in cui utilizza il suo corpo per modellare cavità dell’ambiente naturale, che poi riempie o adorna con materiali organici.

​​Ana Mendieta (1948-1985), Untitled: Silueta Series, Mexico From Silueta Works in Mexico, 1973-1977 / 1991

In questa performance, Mendieta si colloca fisicamente all’interno di una mitologia primordiale, usando il suo corpo e la sua terra ugualmente come medium. “Mi sono gettata negli stessi elementi che mi hanno prodotta“, scrisse, e nel descrivere la sua unità con una mitica Madre Terra, cercò anche di liberarsi dalla sua individualità e identità

La silhoutte bucata, secondo Blocker, sarebbe connessa ad una frattura che vive all’interno di chi, non avendo una terra in cui mettere radici, corre il rischio di perdere anche il proprio corpo: «Orfandad vivo / Allá cuando se muere / la tierra que nos / cubre habla» recita Dolor de Cuba, cuerpo soy (1981). In Mendieta la frattura incontra anche un livello più profondo e impersonale. In un’intervista riportava: «C’è il vuoto, la terra prima di essere battezzata

Ana Mendieta, Silueta Works in Mexico, 1973-1977 -1
Ana Mendieta, Silueta Works in Mexico, 1973-1977 – 2

Che si tratti di incorporare fango e foglie o polvere da sparo e sangue, Mendieta trae ispirazione non dall’aspetto formale di questi materiali ma dalle loro qualità sensuali ed emotive.

Descrivendo così il suo senso di spostamento ed esilio come di essere “espulsa dal grembo materno“. Nella serie Silueta, sembra fondersi con una nuova patria, la terra e la natura stessa, creando uno spazio simile a un grembo materno attraverso il quale può sperimentare i rituali trascendentali di sepoltura e rinascita e, nelle sue parole, “ristabilire il legame che lega me all’universo.”

Sebbene il suo lavoro possa essere visto come autobiografico, Mendieta ha trasformato tensione, agonia e risentimento in pratiche potenti, intriganti e stimolanti di genere, sessualità, vi4lenz4, m0rte, luogo e appartenenza. Usando il suo corpo come un vaso di carne, ossa e sangue, ha partecipato ad arti dello spettacolo, body art e land art per creare un’opera cruda, vibrante e stimolante, che trasmetteva i valori della sua terra natale e metteva in discussione il modo in cui la società trattava i suoi figli. 

Ana Mendieta, Untitled (Glass on Body Imprints), 1972

SITOGRAFIA:

https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-artwork-changed-life-ana-mendietas-silueta-series

https://www.icaboston.org/art/ana-mendieta/silueta-works-mexico

https://www.artforum.com/features/tracing-ana-mendieta-203560

https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/ana-mendieta-*

https://www.rivistagelo.com/post/le-siluetas-di-ana-mendieta

BIBLIOGRAFIA:

Ana Mendieta, A Selection of Statements and Notes, “Sulfur” (XXII-1988).